“Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario” (P. Levi).
Il 27 gennaio 1945 le Forze Alleate liberarono Auschwitz dai tedeschi. Passato il cancello e la scritta “Arbeit macht frei”, si trovarono davanti l’inferno.
Noi abbiamo il dovere, sancito dalla legge che ha riconosciuto il 27 gennaio come Giorno della Memoria, di contribuire a ricordare “la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati” (legge n. 211 del 20 luglio 2000) ed è nel senso di questo dovere che ci sono state numerose iniziative organizzate dal Municipio.
Il numero dei testimoni diretti della tragedia dell’Olocausto diminuisce di anno in anno ed è stato con grande piacere che ho ascoltato ancora, il 22 gennaio scorso, con i ragazzi delle scuole superiori, il toccante racconto di Piero Terracina, intervenuto in un dibattito organizzato nella Sala del Consiglio.
Oggi, invece, nel giardino antistante la Biblioteca Renato Nicolini a Corviale, davanti a tanti bambini e ai ragazzi del Centro di Formazione Professionale “Nicoletta Campanella” è stato piantato un ulivo donato dal KKL, l’associazione che si occupa dello sviluppo,
della bonifica e del rimboschimento della Terra d’Israele.
Due iniziative diverse tra loro, dunque, unite però dal comune intento di contribuire a far si che nessuno dimentichi specie in questo periodo nel quale sempre più sono le dimostrazioni di intolleranza, di chiusura verso altre culture, di costruzione di muri e cancellate che, al contrario, non dovremmo più tollerare.